Agonismo e divertimento, un connubio impossibile? – Punto

Punto (*)
Racer depilati in lycra spesso mi passano sul sentiero. Ma chi se ne frega? Possono anche andare più forte di me, ma io sarò là fuori per tutto il giorno. Non mi preoccupa spremere i muscoli in vista della prossima seduta d’allenamento, perché non mi alleno. Mi ritiro da questo “sport”. Tale visione distoglie dalla maestosità del trail. Prendo a calci questi rider del nuovo sogno americano: corri, corri, corri! Possono raggiungere risultati importanti da un certo punta di vista ma ottengono poco da un altro, quello della qualità della vita.
Certo, sprinto sempre con i miei amici a fine sentiero. Mi aggrappo anche alla loro ruota posteriore e cerco di spingerli fuori dallo stretto single track per balzare in testa se l’umore è quello giusto. Ma quando cala l’impeto, è più divertente prenderci il nostro tempo. Ci fermiamo per nutrirci e parlare di come ci siamo quasi cappottati su quell’ultimo drop. Aggrediamo sezioni incazzate una dopo l’altra, poi ci fermiamo prima di grossi salti fino quando non riusciamo a chiuderli perfettamente, fino a quando l’esecuzione non è pulita e nitida come l’immagine che si siamo costruiti nella mente.


Corriamo tutti in vari momenti della nostra giornata. Abbiamo fretta di arrivare al lavoro, corriamo a far la spesa, usciamo di corsa a fine giornata lavorativa per tornare presto a casa e “vivere” finalmente i nostri cari. Ma puoi realmente goderti un sinuoso single track quando hai il battito accelerato come un nervoso addetto del box Ferrari durante un pit stop?
Non sono contro allo spingere forte sui pedali. Significa solo che non butto via il mio tempo cercando di arrivare il prima possibile alla meta quando è così bello stare all’aria aperta. Se non ho problemi d’orario, che sia soleggiato o meno, mi godo ogni momento dell’uscita, evito di pedalare a testa bassa, rallentando o addirittura fermandomi per ammirare il panorama, deviando dal sentiero per raggiungere il punto panoramico o un prato dove rilassarmi.

E soprattutto la pedalata che farò non sarà certo sui rulli. Infatti, ancora peggio è chi in primavera inoltrata, con le giornate che si allungano, si rinchiude in palestra per una lezione di spinning o pedala sui rulli in camera. Quando è così piacevole prendere la bici al tramonto e farsi un’oretta tranquilla.
Ma forse peggio dell’allenamento indoor c’è solo lo stretto regime di preparazione atletica che non può essere assolutamente violato. “Ehi Cri, ti unisci a Luca e a me per un giro questa domenica?” “Mi dispiace, ma non fa parte del programma di allenamento di Jaroslav Kuhlavi. Devo calibrare la mia cadenza ideale, allenandomi duro per almeno un paio d’ore. La prossima volta, puoi avvisarmi almeno due settimane prima?” Pedaliamo per lasciar fuori i nostri dispiaceri e sfogare le nostre tensioni, non impiegando il nostro tempo agonizzando durante il recupero tra una ripetuta sotto soglia e l’altra.

Quando i ragazzi e il sottoscritto usciamo, che sia una giornata di sola discesa o una pedalata sui colli, il discorso è semplice: siamo sulle nostre bici, in mezzo alla natura, tutto il resto sta al di fuori. L’abbigliamento in lycra aiuta, ma non è strettamente necessario. Pedaliamo per sfuggire dalla routine e dagli obblighi, quindi perché dovremmo crearne altri? Fintanto che i racer saranno d’ispirazione per molti biker, dal principiante a quello evoluto, non vorrò mai essere parte della loro schiera.
In pratica, usciamo ogni volta che possiamo. Cosa dici? Non puoi? Non è previsto dal tuo programma d’allenamento? Bene, e questo suona come puro divertimento…

*=originariamente pubblicato come Editoriale sul numero di Giugno 2007 di Tutto Mountain Bike, con il titolo di Rush rush. Questa versione è leggermente differente, e rappresenta il punto di vista iniziale, il Punto, cui seguirà quello opposto, il Contrappunto.

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